Scommettere su queste materie prime potrebbe essere l’investimento più redditizio del 2025

Nel 2025 le materie prime tornano ad essere protagoniste sui mercati finanziari, complice una combinazione tra domanda globale, transizione energetica, nuove tecnologie e incertezza macroeconomica. Diversi settori produttivi e investitori istituzionali stanno rivalutando la centralità delle risorse fisiche, identificando in specifici metalli e commodities agricole le asset class più promettenti per l’anno in corso.

Il dominio dei metalli: preziosi, strategici e industriali

Il comparto dei metalli ha registrato performance record nei primi mesi del 2025. In particolare, il settore dei metalli preziosi si è affermato come miglior investimento, con una crescita superiore al 34% trainata dall’interesse per l’oro in contesti di instabilità geopolitica e inflazione persistente. L’oro mantiene il suo ruolo di bene rifugio e viene preferito dagli investitori in cerca di protezione del capitale.

Al di là dei metalli preziosi, l’attenzione degli operatori si è concentrata fortemente sulle cosiddette materie prime strategiche, guidate da litio, nichel, cobalto e grafite. Questi elementi sono indispensabili nella filiera delle batterie e, di conseguenza, nella crescita esponenziale della mobilità elettrica e dello stoccaggio energetico. Il litio è stato al centro di almeno 22 progetti di investimento in Europa e si conferma fondamentale per il settore automotive elettrico e per la realizzazione di infrastrutture dedicate alla transizione energetica. Anche il nichel e il cobalto godono di una domanda solida, grazie alla loro presenza nelle batterie ad alta capacità per veicoli e dispositivi tecnologici all’avanguardia.

Il rame, già sostenuto negli anni precedenti dalla crescita delle infrastrutture digitali ed energetiche, ha visto un’impennata del 25% nella prima metà del 2025. La richiesta di rame è alimentata dai massicci investimenti in Asia e Stati Uniti per aggiornare reti elettriche, installare impianti fotovoltaici e sostenere progetti legati alle energie rinnovabili. Si prevede che la spinta verso la decarbonizzazione manterrà il rame tra le materie prime “calde” almeno per l’intero anno.

Le opportunità tra le materie prime agricole

Nel settore agricolo, le compravendite di bestiame vivo hanno sorpreso per la crescita significativa del 18%, in un comparto storicamente meno performante rispetto ai metalli. Più contrastato è stato l’andamento dei cereali: il mais e il grano hanno risentito di surplus produttivi e condizioni climatiche favorevoli in entrambi gli emisferi, mostrando una flessione dei prezzi. Ma la soia si è distinta per la stabilità e l’ottimismo legato alla domanda globale di oli vegetali e biocarburanti, alimentando prospettive di incremento nella seconda parte dell’anno soprattutto in vista di possibili nuovi accordi con paesi importatori asiatici.

Anche il settore dello zucchero e delle soft commodities resta interessante per chi cerca diversificazione. Considerando l’impatto sempre più frequente dei cambiamenti climatici sulle rese agricole, le sorprese in questo comparto non sono escluse, specialmente se si verificano improvvise inversioni nei raccolti o nelle politiche commerciali globali.

Boom energetico: il caso del gas naturale e degli idrocarburi

Nel panorama energetico, il gas naturale è stato la commodity più redditizia in termini percentuali, con un impressionante +67% su base annua. Questo rally riflette incertezze geopolitiche, crisi nell’offerta e una forte domanda soprattutto in Asia e negli Stati Uniti, dove la transizione dal carbone e dal petrolio spinge verso una diversificazione immediata degli approvvigionamenti energetici.

I prodotti raffinati come heating oil e diesel hanno mantenuto rendimenti elevati (oltre il 40%), spesso sulla scia dei timori di interruzioni di approvvigionamento e delle dinamiche stagionali. Anche il petrolio (sia Brent che WTI) resta una presenza costante nei portafogli, pur con performance più moderate rispetto ai picchi storici degli ultimi due anni.

In questo contesto, emergono anche nuove opportunità per le materie prime legate alla transizione energetica, come il grafite e il magnesio, essenziali per la produzione di batterie e componentistica elettronica avanzata. Tali commodities beneficiano sia del supporto istituzionale, come il piano CRMA europeo, sia di una crescente attenzione da parte degli investitori per gli asset reali e tangibili.

Diversificazione e strategie di investimento

La forte volatilità dei mercati nel 2025 ha dimostrato come puntare sull’asset class delle materie prime possa costituire un efficace baluardo contro l’inflazione e le incertezze macroeconomiche. Gli analisti sottolineano la necessità di una rigorosa diversificazione di portafoglio tra metalli industriali, preziosi, energetici e agricoli, evitando di concentrare il rischio su singole commodities. Le opportunità più redditizie sono emerse soprattutto quando gli investitori hanno saputo combinare asset ciclici e difensivi, ad esempio oro e argento (difensivi), insieme a rame, gas naturale e litio (più ciclici e legati all’innovazione tecnologica).

La tendenza attuale favorisce strumenti come ETF e fondi specializzati su singole materie prime o su panieri tematici, che consentono di esporsi a trend secolari come l’elettrificazione, la sicurezza energetica o la crescita demografica nei paesi emergenti. L’analisi dei dati 2025 mostra che i migliori ETF sulle commodities hanno premiato chi ha investito su gas naturale, heating oil, platino e nichel, mentre alcune materie prime agricole hanno offerto rendimenti più contenuti a causa di cicli favorevoli alla sovrapproduzione e stock abbondanti.

Infine, il quadro normativo e il sostegno istituzionale europeo – attraverso investimenti diretti e incentivi alle infrastrutture energetiche – dovrebbero rafforzare ulteriormente la redditività delle materie prime strategiche almeno fino al 2026. Le istituzioni hanno annunciato piani di spesa di oltre 22 miliardi di euro per 47 progetti chiave su litio, nickel, grafite e magnesio, confermando che questi comparti saranno osservati speciali anche nei prossimi anni.

In sintesi, investire in oro, rame, litio, nichel, gas naturale, soia e bestiamo vivo rappresenta – dati alla mano – una delle strategie più redditizie del 2025. L’approccio vincente resta però quello diversificato, orientato alla selezione delle tendenze di lungo periodo e all’agilità nell’adattarsi ai repentini mutamenti dei mercati globali.

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