Il costo di produzione di una singola moneta da un centesimo di euro sorprende gran parte della popolazione italiana: infatti, produrla costa circa 4,5 centesimi, quindi più di quattro volte il suo valore facciale. Questo paradosso economico è stato confermato da più fonti istituzionali e analisi presentate alla Camera dei Deputati e dalla Banca d’Italia, ed ha contribuito negli ultimi anni alle discussioni sulla reale utilità di continuare la produzione di queste monete a livello nazionale.
Il vero prezzo dietro il centesimo: come si calcola
La produzione di una moneta metallica implica diversi costi che vanno ben oltre il semplice materiale utilizzato. Nel dettaglio, il prezzo finale è il risultato della somma di molteplici fattori:
- Materie prime: nonostante il colore ramato, le monete da 1 centesimo sono composte per il 94,35% da acciaio e solo una minima parte da rame, il cui rivestimento serve solo per conferirle il tipico aspetto.
- Lavorazioni industriali: il processo produttivo comprende la fusione dei metalli, la creazione di blank (dischi grezzi), la coniatura per imprimere le immagini e i controlli qualità finali.
- Spese di personale: operai specializzati, tecnici, ingegneri e addetti ai controlli sono impiegati nell’intera filiera, dal Poligrafico e Zecca dello Stato fino alla distribuzione alle banche.
- Logistica e sicurezza: trasportare e custodire la moneta con adeguate misure di sicurezza aggiunge ulteriori spese.
Il valore della moneta, quindi, non è soltanto il suo peso o il materiale; le spese legate a tutto il processo fanno sì che ogni singolo pezzo abbia costi che superano ampiamente il suo valore nominale di scambio. Secondo le ultime stime ufficiali, il prezzo per coniare un solo centesimo è esattamente di 4,5 centesimi: un dettaglio che spesso sfugge a chi ne usa una manciata per arrotondare pagamenti quotidiani.
Le ragioni di un paradosso economico
Questo dislivello tra valore reale e valore nominale ha generato negli anni numerosi dibattiti tra gli esperti di economia e i politici. Ma perché produrre una moneta che vale meno di ciò che costa generarla?
La risposta risiede innanzitutto nel ruolo sociale e pratico del centesimo nel sistema monetario euro: facilitare pagamenti di piccolo importo, garantire precisione nell’arrotondamento, favorire lo scambio di beni a basso prezzo. Tuttavia, con il tempo le abitudini dei consumatori sono cambiate, e molte di queste monete finiscono inutilizzate, dimenticate nei cassetti o abbandonate nei salvadanai.
Questi fattori hanno portato diversi Paesi europei, tra cui l’Italia, a sospendere la produzione delle monete da 1 e 2 centesimi a partire dal 1° gennaio 2018. La circolazione delle vecchie monete continua, ma il loro destino appare ormai segnato: la sostituzione con sistemi di arrotondamento sui pagamenti in contanti, intesa a limitare lo spreco di risorse pubbliche.
Effetti sull’economia nazionale
Dall’introduzione dell’euro, la Zecca italiana ha prodotto oltre 2,8 miliardi di monete da 1 centesimo, con un costo complessivo di centinaia di milioni di euro. Si stima che il costo totale della produzione di tutte le monete metalliche abbia inciso, ogni anno, per circa lo 0,5% del PIL nazionale.
Nonostante questi costi, il valore reale delle monete da 1 centesimo nella circolazione economica è molto inferiore al costo di emissione. Nel bilancio tra costo e utilità, il trend internazionale suggerisce una progressiva riduzione della produzione di piccoli tagli e una razionalizzazione dell’intero sistema monetario.
Uso e accettazione
Un altro elemento da considerare è la scarsa accettazione dei centesimi nei pagamenti automatici: distributori, caselli autostrada, parcometri, spesso rifiutano questi piccoli tagli, che restano inutilizzati e accumulati, riducendo la loro effettiva utilità nel flusso economico quotidiano.
Possibili soluzioni e il futuro dei centesimi
La questione della produzione costosa delle monete da 1 centesimo non è solo italiana, ma interessa molti paesi europei, e ha portato a iniziative legislative e proposte di riforma. Le possibili soluzioni includono:
- Arrotondamento dei pagamenti: con la sospensione del conio delle monete da 1 e 2 centesimi, si è scelto di arrotondare gli importi in modo equo nelle transazioni in contanti, evitando la necessità di utilizzare questi tagli.
- Sostituzione progressiva: le monete ancora in circolazione verranno gradualmente ritirate tramite la riconsegna alle banche o mediante il naturale deperimento.
- Educazione finanziaria: una maggiore consapevolezza sull’impatto economico e ambientale della produzione di monete molto piccole può incentivare scelte più sostenibili.
L’euro rimane una delle valute più importanti a livello mondiale, ma la sua evoluzione passa anche da scelte strategiche su quali strumenti monetari privilegiare per ridurre sprechi e ottimizzare il funzionamento dell’economia.
La verità sui costi proibitivi dei centesimi di euro, che superano di gran lunga il loro valore, è un esempio concreto di come le dinamiche finanziarie spesso seguano logiche che vanno oltre la percezione quotidiana. Ridurre sprechi, ottimizzare la produzione e favorire la digitalizzazione nei piccoli pagamenti sono solo alcune delle proposte attuali per affrontare il futuro delle monete metalliche e della nostra economia.