Bonifici superiori a 5000 euro: attenzione a questi controlli automatici del fisco

Negli ultimi anni, l’attenzione su movimenti bancari di importo elevato è cresciuta in modo significativo, sia da parte delle banche che dei controlli fiscali. In particolare, le nuove normative hanno innalzato il livello di vigilanza e introdotto meccanismi automatici di segnalazione per tutte le operazioni che superano determinati limiti di valore. In questo scenario, i bonifici superiori a 5000 euro rappresentano uno dei principali elementi di attenzione per il sistema di prevenzione dell’evasione fiscale e per il contrasto alle attività illecite come il riciclaggio di denaro.

Quando scatta la segnalazione automatica della banca

L’attuale quadro normativo, modificato con la legge di Bilancio n. 197 del 2022, ha rafforzato la rete di controlli sui flussi finanziari. Come previsto dall’articolo 47 del decreto antiriciclaggio (D.lgs. 231/2007), la soglia che obbliga le banche a procedere con una segnalazione automatica è fissata a 5.000 euro per i bonifici bancari. Ogni volta che tale importo viene superato in un’unica operazione, gli istituti di credito devono trasmettere comunicazione all’Unità di Informazione Finanziaria presso la Banca d’Italia (UIF). Questo meccanismo riguarda sia i privati che le aziende.

Non tutte le segnalazioni automatiche comportano l’apertura di un’indagine fiscale. La segnalazione serve da strumento di prevenzione e consente alle autorità di monitorare i flussi sospetti. Solo se l’UIF ritiene che vi siano fondati motivi di sospetto, la segnalazione viene trasferita all’Agenzia delle Entrate o alla Procura della Repubblica per ulteriori approfondimenti.

Quali bonifici sono più soggetti a controlli

Il sistema di segnalazione automatica non riguarda ogni tipo di movimentazione in modo indistinto; si applica in particolare a:

  • Bonifici in entrata superiori a 5.000 euro ricevuti da privati, lavoratori dipendenti, professionisti e pensionati. Il fisco presume che ogni somma ricevuta sul conto possa essere un reddito e verifica se sia stata correttamente dichiarata.
  • Bonifici in uscita effettuati da aziende o imprenditori, che devono giustificare anche le uscite di denaro; per i privati, invece, il controllo sui bonifici in uscita verso terzi non è automatico, salvo casi particolari come bonifici verso soggetti esteri o ripetitività atipica.
  • Bonifici ricevuti dall’estero, per i quali la banca applicherà automaticamente una ritenuta del 20% a meno che il beneficiario possa dimostrare che il denaro non rappresenta un compenso reddituale, secondo quanto previsto dall’articolo 4, comma 2 del Dl n. 167/90.

Esistono altre situazioni in cui possono scattare i cosiddetti controlli rafforzati:

  • Operazioni frazionate: trasferimenti di importo inferiore a 5.000 euro effettuati in maniera ripetuta e sospetta possono essere oggetto di attenzione, specialmente se risultano incoerenti rispetto al profilo del cliente o all’attività economica dichiarata.
  • Versamenti in contanti: per i versamenti in contanti sul conto resta più elevata la soglia di automaticità del sospetto, fissata a 15.000 euro per singola operazione. Tuttavia, anche somme più basse possono far scattare la segnalazione se ricorrono particolari segnali di anomalia.

Cosa succede in caso di segnalazione e quali rischi corre il contribuente

Quando la banca esegue la segnalazione all’UIF, non significa necessariamente che parta subito un controllo fiscale. La procedura prevede una valutazione sulla genuinità del sospetto:

  • L’UIF raccoglie e analizza tutti i dati relativi all’operazione.
  • Solo se individua indizi concreti di anomalia (ad esempio, incoerenze tra i movimenti bancari e il profilo reddituale del cliente), invia la segnalazione all’autorità fiscale o giudiziaria.
  • Le autorità possono avviare indagini approfondite: il cittadino o l’azienda dovranno poter giustificare l’origine e la natura delle somme ricevute o trasferite.

Nel caso in cui emergano somme non dichiarate, il fisco può presumere che si tratti di redditi evasi e richiedere il pagamento delle corrispondenti imposte, oltre a interessi e sanzioni. Il rischio maggiore sussiste quando:

  • L’importo trasferito non trova riscontro nelle dichiarazioni dei redditi o nella documentazione aziendale.
  • L’operazione coinvolge soggetti terzi con cui non sembra giustificabile un rapporto economico sostanziale (es. bonifici tra privati senza una ragione apparente).
  • Vengono effettuate molteplici operazioni di importo prossimo alla soglia di 5.000 euro, segno di un possibile tentativo di eludere i controlli automativi.

Come difendersi da possibili sospetti del fisco

Per evitare spiacevoli richieste di chiarimento e minimizzare i rischi di sanzione a seguito di segnalazione automatica, è importante seguire alcune regole di buona prassi bancaria e fiscale:

  • Motivare sempre il bonifico inserendo nella causale la ragione precisa dell’operazione: prestito familiare, pagamento fattura, acquisto bene, ecc.
  • Conservare documentazione che attesti la natura e la provenienza delle somme trasferite o ricevute, come contratti, ricevute, fatture.
  • In caso di trasferimenti tra conti correnti intestati alla stessa persona, mantenere una tracciabilità delle somme e, se possibile, aggiungere note esplicative nelle causali.
  • Nel caso di bonifici ricevuti dall’estero, preparare in anticipo la documentazione utile per dimostrare che la somma non costituisce reddito imponibile, così da evitare la ritenuta automatica del 20%.
  • Per gli imprenditori e titolari di azienda, assicurarsi che tutti i movimenti in uscita e i prelievi siano supportati da fatture, contratti, o altra documentazione contabile in regola.

Va sottolineato che, secondo la normativa vigente, la presunzione di reddito vale in via principale solo per i bonifici in entrata. Per privati cittadini, il fisco non richiede una giustificazione per i bonifici in uscita, salvo casi di sospetto riciclaggio o movimentazione verso l’estero. Per imprese e titolari di partita IVA, invece, le uscite vanno sempre coperte da giustificativi contabili.

Situazioni considerate “a rischio”

  • Ricezione di bonifici da soggetti poco noti o residenti in paesi extra UE, specie se di ammontare elevato.
  • Bonifici collegati a operazioni atipiche rispetto al profilo finanziario medio del titolare del conto.
  • Transazioni frequenti o frammentate che, nel loro insieme, superano agevolmente il limite di 5.000 euro.

Per evitare fraintendimenti e ridurre al minimo l’esposizione a controlli, può essere utile rivolgersi a un consulente fiscale, soprattutto nel caso di bonifici ricorrenti di entità elevata o situazioni bancarie complesse.

Il monitoraggio operativo delle banche si accompagna inoltre a sistemi sempre più avanzati di intelligenza artificiale e algoritmi, in grado di analizzare grandi quantità di dati e individuare pattern di rischio. A garantire la correttezza del sistema, infine, rimane il principio per cui non tutte le segnalazioni si traducono in accertamenti: è compito delle autorità valutare, caso per caso, la reale necessità di un approfondimento. La sostanza della tutela fiscale, però, resta invariata: trasparenza dei movimenti bancari e totale tracciabilità delle somme movimentate sono le principali garanzie per chi opera in regola.

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