La TASI (Tassa sui Servizi Indivisibili) ha spesso generato dubbi tra chi occupa e chi possiede un immobile, in particolare su chi sia effettivamente tenuto al pagamento tra inquilino e proprietario. Questa incertezza nasce dalla complessità della normativa, aggravata dalla possibilità che ciascun Comune disponga regole diverse. Una lettura attenta delle norme e delle prassi consolidate permette però di individuare con chiarezza i criteri principali da seguire per non commettere errori, evitando sanzioni e contenziosi.
Principi generali sulla ripartizione della TASI
La normativa statale prevede che, in caso di immobili locati, la TASI sia suddivisa tra proprietario e inquilino, ma i dettagli di questa ripartizione dipendono dalla delibera adottata dal singolo Comune. Le percentuali variano in un intervallo stabilito dalla legge:
- Al proprietario spetta normalmente dal 70% al 90% dell’imposta, a seconda di quanto stabilito dal Comune.
- L’inquilino è tenuto a versare la quota restante, tra il 10% e il 30%, sempre secondo la delibera comunale di riferimento.
È fondamentale sottolineare che non esiste responsabilità solidale tra proprietario e inquilino per il pagamento della propria quota di TASI. Ognuno è titolare di un’autonoma obbligazione: se uno dei due non versa quanto dovuto, il Comune non può richiedere il saldo all’altro soggetto, ma provvederà a sollecitare individualmente chi risulta inadempiente.
Casi particolari: locazioni brevi e abitazione principale
La legge prevede regole diverse nei seguenti scenari:
- Se la durata della locazione non supera i 6 mesi nell’anno solare, l’onere della TASI ricade soltanto sul proprietario (o altro titolare di diritto reale).
- Quando l’inquilino utilizza l’immobile come abitazione principale, nella maggior parte dei Comuni italiani è previsto che la TASI sia totalmente a carico del proprietario, poiché la quota a carico dell’inquilino in questi casi viene spesso azzerata dalle delibere comunali.
Per i casi di detenzione temporanea (ossia durata massima di 6 mesi in un anno), l’imposta non può mai essere richiesta all’inquilino. Invece, se l’occupazione supera i 6 mesi e la delibera comunale lo stabilisce, l’inquilino dovrà versare la sua percentuale.
Va anche tenuto conto che ogni Comune può deliberare in modo diverso: non è raro trovare amministrazioni che prevedono percentuali diverse oppure provvedimenti di totale esonero per l’inquilino in particolari condizioni. Per questo motivo è sempre opportuno consultare il sito ufficiale o l’ufficio tributi del Comune ove è ubicato l’immobile.
Come si procede al pagamento della TASI
La TASI va versata tramite modello F24 utilizzando i codici tributo specifici. In fase di pagamento:
- Il proprietario deve calcolare e versare la propria quota in base alle percentuali fissate dal Comune.
- L’inquilino (quando dovuto) deve autonomamente calcolare la sua parte e procedere al versamento, senza alcuna responsabilità da parte del proprietario.
Per una locazione che si protrae per tutto l’anno, la suddivisione segue le percentuali comunali. Nella situazione in cui uno o più inquilini si succedano nello stesso anno, la quota viene ripartita tra gli occupanti in proporzione ai mesi di effettiva detenzione dell’immobile.
Il calcolo dell’importo si effettua sulla rendita catastale dell’immobile, rivalutata secondo i criteri stabiliti dalla legge, e applicando l’aliquota deliberata dal Comune.
Domande frequenti e casi controversi
Cosa succede se uno dei due non paga?
Se uno tra proprietario o inquilino non paga la propria quota, il Comune richiederà il saldo solo al soggetto inadempiente, dato che, come chiarito anche dal MEF, non vi è responsabilità solidale. Ognuno risponde esclusivamente della propria obbligazione tributaria e non di quella dell’altra parte.
La TASI si paga ancora?
A partire dal 2020, la TASI è stata abolita e la sua disciplina è stata, di fatto, accorpata nell’IMU per quanto riguarda gli immobili diversi dall’abitazione principale. Tuttavia, è possibile che il Comune avanzi richieste di pagamento per annualità pregresse, oppure che si pongano dubbi e contenziosi su periodi fino al 2019 compreso. Per queste annualità si applicano le regole viste sopra.
Per dettagli aggiornati su TASI e sue modifiche storiche si può fare riferimento anche alla normativa illustrata nei principali portali di settore.
L’inquilino straniero o non residente deve pagare?
Anche in caso di inquilino straniero o non residente nell’immobile, bisogna verificare la delibera comunale. Talvolta, la quota a carico dell’inquilino si applica anche in assenza di residenza anagrafica nei locali, ma non si tratta di una regola generalizzata: le delibere possono riservare casi distinti tra conduttori residenti, non residenti o persone giuridiche.
Cosa succede in mancanza di delibera comunale?
In assenza di una specifica percentuale deliberata dal Comune, la legge prevede una suddivisione standard: il proprietario paga il 90%, l’inquilino il 10% dell’importo totale dovuto.
Riepilogando, la natura della TASI consisteva nel coinvolgere sia chi possiede sia chi utilizza concretamente l’immobile, secondo regole precise adottate dai singoli Comuni, ma depositando sempre la responsabilità esclusivamente sulle rispettive quote di ciascuna parte. In caso di locazione breve, l’inquilino non versa nulla. Per tutti gli altri casi, occorre sempre esaminare la delibera locale aggiornata, onde evitare errori che potrebbero portare a richieste arretrate o a sanzioni non indifferenti.