Cos’è il downburst: ecco la risposta sul fenomeno che sta allarmando tutti

Il downburst rappresenta una delle manifestazioni più intense e pericolose dell’atmosfera, capace di scatenare in pochi minuti raffiche di vento devastanti e danni estesi. Nonostante venga spesso confuso con i tornado per via degli effetti distruttivi, questo fenomeno meteorologico presenta caratteristiche e origini nettamente differenti.

L’origine fisica del fenomeno

Al centro del meccanismo del downburst si trova la forte convezione atmosferica che accompagna i grandi temporali, in particolare quelli con nubi a sviluppo verticale imponenti. Durante lo sviluppo di una cella temporalesca, correnti d’aria relativamente fredde e dense si formano alla base della nube. Questa aria discende rapidamente, spesso amplificata dall’evaporazione di pioggia o grandine che raffredda ulteriormente la massa d’aria. Una volta raggiunto il suolo, questa colonna d’aria impatta violentemente e si diffonde orizzontalmente generando forti venti rettilinei che si aprono a ventaglio in tutte le direzioni.[Wikipedia: Downburst]

L’intensità del fenomeno è tale che, stabilmente, le raffiche possono superare i 100 km/h; nei casi più eccezionali le velocità raggiungono e superano i 160-200 km/h, valori paragonabili a quelli dei tornado più deboli. A differenza dei tornado, però, il vento non assume un movimento rotatorio, ma si muove in modo rettilineo e divergente verso l’esterno dal punto d’impatto.

Classificazione: microburst e macroburst

Il downburst viene comunemente distinto in due categorie in base alla dimensione dell’area interessata e alla durata:

  • Microburst: sono eventi estremamente localizzati, con un diametro inferiore ai 4 km e una durata di pochi minuti. Nonostante la dimensione ridotta, i microburst possono essere letali, soprattutto in ambito aeroportuale, dove rappresentano una seria minaccia per il traffico aereo durante le fasi di atterraggio e decollo.
  • Macroburst: coinvolgono superfici più estese (maggiore di 4 km di diametro) e possono durare 10-30 minuti, scatenando venti molto intensi su aree che includono intere città o territori.

La distinzione è fondamentale anche per la valutazione dei danni. I macroburst sono in grado di colpire aree molto ampie, mentre i microburst risultano spesso sottostimati nelle cronache poiché lasciano dietro di sé “strisce” di distruzione limitate ma concentrate ed evidenti (ad esempio filari di alberi abbattuti in modo rettilineo).

Conseguenze e danni associati

L’impatto di un downburst è quasi sempre improvviso e violento: le correnti discendenti colpiscono il suolo con forza, propagandosi poi in tutte le direzioni.

  • Abbattimento di alberi e distruzione di infrastrutture leggere come capannoni e tetti;
  • Caduta di pali della luce, semafori, insegne e cartelloni;
  • Sradicamento di coperture e danni a veicoli parcheggiati;
  • Gravi rischi per il traffico aereo, in particolare per la fase di avvicinamento e atterraggio, poiché la rapida variazione della direzione e velocità del vento (wind shear) può causare la perdita di controllo dell’aeromobile;
  • Pericolo per le persone all’aperto, con possibilità di lesioni causate dalla caduta di oggetti o rami;
  • Interruzioni della fornitura di energia elettrica e blocco della viabilità locale.

Esempi recenti e drammatici non mancano. Il 10 agosto 2017 un potente downburst ha investito alcune zone dell’Emilia-Romagna, Veneto e Friuli Venezia Giulia, con raffiche che hanno sfiorato i 160 km/h e causato ingenti danni ad abitazioni e reti di distribuzione energetica, oltre all’abbattimento di estese porzioni di bosco.

Cause, frequenza e rischi per la sicurezza

I downburst sono fenomeni che possono manifestarsi praticamente ovunque si presenti la combinazione di forti temporali, presenza di aria fredda in quota e umidità sufficiente. Tuttavia, sono più frequenti durante i mesi estivi, nelle regioni in cui i temporali tendono a svilupparsi con maggiore verticalità. La loro natura imprevedibile e localizzata li rende particolarmente pericolosi: spesso danno pochi minuti di preavviso, lasciando chi si trova all’aperto o alla guida in condizioni di assoluta vulnerabilità.

Uno dei rischi maggiori associati ai downburst riguarda l’aviazione: nel corso degli anni questo fenomeno è stato responsabile di diversi incidenti aerei, perché può indurre rapide variazioni di quota e assetto dell’aereo in fase di atterraggio. Ciò ha spinto le autorità aeroportuali e meteorologiche ad adottare rada e sistemi di allerta automatica per migliorare la sicurezza.

Per quanto riguarda la popolazione, i danni più significativi sono rappresentati da:

  • Disagi alla viabilità dovuti a strade o ferrovie ostruite da alberi, rami o detriti;
  • Allagamenti, poiché spesso il downburst si accompagna a piogge torrenziali e localizzate;
  • Interruzioni della corrente elettrica e disservizi alle reti di comunicazione.

Come riconoscere e distinguere il downburst dal tornado

Una delle principali confusioni in ambito popolare riguarda la distinzione tra downburst e tornado. Entrambi possono portare a danni ingenti, ma le caratteristiche del vento sono molto diverse:

  • Nel downburst le raffiche si muovono in modo rettilineo e divergente rispetto al punto d’impatto, spesso portando all’abbattimento di alberi tutti orientati nella stessa direzione;
  • Nel tornado il vento ha una componente rotatoria: i danni sono caotici e gli oggetti vengono sollevati e spostati in molteplici direzioni;
  • Dal punto di vista visivo, prima di un downburst tipicamente si notano nubi scure e minacciose che si estendono verticalmente, associate a improvvisi intensi rovesci di pioggia e grandine, con visibilità vicino allo zero.

Anche il nome “downburst” porta l’impronta della ricerca scientifica: è stato introdotto dal meteorologo Tetsuya Theodore Fujita, noto anche per aver ideato la scala di classificazione dell’intensità dei tornado (scala di Fujita). In inglese, il termine allude a uno “scoppio verso il basso”, ossia all’impatto improvviso di una massa d’aria verso il suolo.

L’identificazione tempestiva rimane difficile anche per i meteorologi: non è raro che in seguito al passaggio di un downburst, specialmente in assenza di osservatori diretti, i danni vengano inizialmente attribuiti a un tornado, salvo una successiva analisi più accurata dei pattern di distruzione e delle condizioni atmosferiche precedenti.

In conclusione, il downburst si conferma come una delle minacce meteorologiche più insidiose delle stagioni calde italiane, richiedendo attenzione e consapevolezza sia da parte delle autorità che dei cittadini, soprattutto in presenza di temporali di forte intensità.

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