Chi soffre di problemi intestinali persistenti spesso si trova a dover individuare con precisione la causa dei propri disturbi. Questi sintomi, che possono manifestarsi come gonfiore addominale, meteorismo, diarrea, stitichezza, o dolori ricorrenti, non vanno trascurati, specialmente se si ripresentano frequentemente o si associano a perdita di peso o affaticamento. Un adeguato percorso diagnostico parte dagli esami del sangue, fondamentali per una valutazione iniziale dello stato di salute generale e della funzione intestinale. Il loro ruolo è cruciale per identificare condizioni come infezioni, infiammazioni croniche, patologie metaboliche o carenze nutrizionali che possono essere alla base della sintomatologia.
Le principali analisi del sangue per i disturbi intestinali
Quando si affrontano disturbi gastrointestinali persistenti, i medici tendono a prescrivere una serie di analisi ematochimiche mirate a indagare diversi aspetti della salute intestinale e sistemica:
- Emocromo completo: questo esame consente di valutare la presenza di anemia, spesso correlata a problemi di malassorbimento o a perdite croniche di sangue dall’intestino. L’emocromo fornisce dati sulla quantità e qualità dei globuli rossi, bianchi e delle piastrine, utili anche a identificare processi infettivi o infiammatori.
- Proteina C reattiva (PCR) e VES: sono marker infiammatori che aumentano in presenza di un processo infiammatorio attivo nel corpo. Un innalzamento di questi valori può indicare una malattia infiammatoria intestinale cronica come il morbo di Crohn o la rettocolite ulcerosa, così come infezioni acute di origine intestinale.
- Dosaggio del ferro (sideremia), ferritina e transferrina: questi parametri aiutano a valutare una possibile anemia da carenza di ferro, tipica delle condizioni di malassorbimento intestinali o di perdite occulte.
- Funzionalità epatica e renale: il controllo di valori come transaminasi, bilirubina e creatinina permette di escludere che i disturbi intestinali siano collegati a patologie epatiche o renali che possono manifestarsi con sintomi simili a quelli dell’apparato digerente.
- Dosaggio di paratormone, TSH e altri ormoni: squilibri ormonali, come nell’ipotiroidismo o ipertiroidismo, oppure nell’iperparatiroidismo, possono ripercuotersi anche sull’intestino, causando diarrea, stitichezza e altri sintomi.
Oltre a questi parametri di base, in determinate situazioni il medico potrebbe suggerire analisi specifiche per indagare cause meno comuni o sospettare patologie immunitarie e autoimmuni.
Marcatori specifici: celiachia, malassorbimento e colite
Nei casi in cui persista una sintomatologia come diarrea cronica, perdita di peso o carenze nutrizionali, sono indicati ulteriori test ematici per individuare possibili malattie autoimmuni o condizioni specifiche:
- Anticorpi anti-transglutaminasi, antiendomisio e antigliadina: questi anticorpi si dosano per diagnosticare la celiachia in presenza di intolleranza al glutine. Si tratta di analisi fondamentali quando coesistono sintomi riconducibili a difficoltà di assorbimento intestinale come la diarrea, il gonfiore e la perdita di peso.
- Calprotectina fecale: anche se non si tratta di un esame del sangue, è spesso complementare a quelli ematici per la diagnosi di infiammazioni intestinali. Valori elevati sono indicativi di infiammazione della mucosa intestinale e orientano verso patologie come la malattia di Crohn e la rettocolite ulcerosa.
- Esami colturali sulle feci: utili per diagnosticare infezioni batteriche o parassitarie che possono manifestarsi con sintomi persistenti o complicazioni croniche.
In alcuni casi, il paziente potrebbe essere sottoposto anche ad altri esami di approfondimento come test di intolleranza alimentare (es. lattosio, fruttosio), utili a individuare l’eventuale presenza di allergie o intolleranze che compromettano la funzione digestiva e il benessere intestinale.
Esami complementari: oltre l’analisi del sangue
Nella gestione della diagnosi, gli esami di laboratorio si integrano spesso con test strumentali, necessari per una valutazione più dettagliata:
- Analisi delle feci: attraverso la ricerca di batteri, parassiti o sangue occulto, offre informazioni su cause infettive o infiammatorie che non sempre emergono con il solo esame del sangue.
- Endoscopia (es. colonscopia, gastroscopia): consente l’osservazione diretta della mucosa intestinale e la raccolta di biopsie, essenziale per diagnosticare lesioni, infiammazioni croniche o tumori.
- Ecografia addominale e imaging radiologico (come TAC o risonanza magnetica): utili per individuare alterazioni anatomiche, ispessimenti delle pareti intestinali, linfonodi ingrossati o masse sospette.
- Test di intolleranza alimentare: frequentemente eseguiti per individuare gli alimenti che causano sintomi persistenti, soprattutto in caso di gonfiore, stitichezza cronica o reazioni avverse dopo i pasti.
Il percorso diagnostico di solito inizia con le analisi del sangue, prosegue con esami non invasivi come le analisi delle feci, e si completa con approfondimenti più invasivi solo quando necessario, in base alla storia clinica personale e ai sintomi riferiti.
Quando rivolgersi al medico e come interpretare gli esiti
Nonostante la diffusione dei sintomi intestinali nella popolazione generale, la loro persistenza richiede sempre un consulto medico specialistico. Interpretare i risultati degli esami è indispensabile per pianificare una terapia adeguata e prevenire l’insorgenza di patologie più gravi.
Segnali d’allarme
- Perdita di peso inspiegabile
- Calo della forza fisica
- Sanguinamento rettale o presenza di sangue nelle feci
- Diarrea o stitichezza cronica
Questi sintomi, se associati a alterazioni degli esami del sangue come anemia, aumento dei marker infiammatori o segni di carenza nutrizionale, devono spingere a una valutazione tempestiva da parte di uno specialista, come un gastroenterologo o un proctologo.
L’importanza della prevenzione
La diagnosi precoce tramite analisi del sangue e altri test di laboratorio rappresenta uno strumento fondamentale per gestire le malattie intestinali e prevenire complicanze. Il monitoraggio regolare dei valori ematochimici consente di intervenire in tempo, anche in assenza di sintomi gravi, migliorando la prognosi e la qualità della vita. Un intestino sano, infatti, è la base di un buon benessere generale.
In conclusione, chi soffre di problemi intestinali persistenti deve affrontare un percorso di analisi mirate per identificare la causa dei sintomi e seguire le indicazioni dello specialista per un trattamento personalizzato. Le analisi del sangue rappresentano la prima tappa di questo percorso, supportate da ulteriori esami specifici e strumentali pensati per restituire una diagnosi precisa e guidare la cura più efficace.