Il prezzo dell’oro negli ultimi anni ha vissuto una crescita eccezionale, spinto da una combinazione di fattori economici e geopolitici che ne hanno aumentato il fascino agli occhi di investitori istituzionali e privati. Un elemento chiave di questo rally è stato il ruolo delle banche centrali, che hanno rafforzato le proprie riserve, e la crescente incertezza sui mercati globali, contribuendo a rendere il metallo prezioso un punto di riferimento per la protezione del capitale. Ma l’entusiasmo si tradurrà davvero in un prezzo “alle stelle” nei prossimi mesi? Le ultime analisi parlano chiaro: il range di crescita potrebbe sorprendere sia ottimisti che scettici, delineando un futuro particolarmente interessante per il mercato aurifero.
I nuovi massimi storici: quanto può salire l’oro?
Gli operatori e gli analisti internazionali sono concordi nell’indicare una tendenza fortemente rialzista per il valore dell’oro, alimentata dalla domanda proveniente dalle principali banche centrali e sostenuta da scenari di instabilità geopolitica. Alcuni rapporti recenti firmati da banche d’affari di alto profilo hanno fissato target davvero sorprendenti: secondo un recente aggiornamento di Goldman Sachs, ci si può attendere che il prezzo dell’oro raggiunga i 3.100 dollari l’oncia entro la fine del 2025, con una possibile estensione fino ai 3.300 dollari in caso di ulteriore acuirsi delle tensioni internazionali e di afflusso di capitali nei prodotti finanziari legati all’oro.
Non si tratta di previsioni isolate. Altri analisti segnalano che nel primo trimestre del 2026, in condizioni favorevoli, il prezzo potrebbe addirittura sfondare quota 4.200 dollari. Questa accelerazione è attribuibile, oltre che agli acquisti delle banche centrali, anche al crescente interesse degli investitori retail e istituzionali verso gli ETF sull’oro, capaci di canalizzare rapidamente ingenti volumi di liquidità sui mercati. Il ritmo di crescita è sorprendente: se tra il 2010 e il 2023 sono stati necessari 14 anni per vedere il prezzo raddoppiare da 1.000 a 2.000 dollari, il passaggio da 2.000 a 3.000 dollari ha richiesto meno di due anni, segno di una dinamica molto più rapida.
I driver della domanda: banche centrali e investitori
Uno degli elementi più solidi nell’attuale struttura del mercato dell’oro è rappresentato dagli acquisti delle banche centrali, che hanno raggiunto livelli record negli ultimi mesi. Gli istituti centrali, soprattutto quelli asiatici guidati dalla Cina, hanno progressivamente ampliato le proprie riserve, raggiungendo in più occasioni soglie che superano i 100 tonnellate di acquisti mensili sui mercati OTC, un dato senza precedenti rispetto ai valori medi pre-2022. L’aumento della domanda strutturale si riflette anche nelle nuove stime della stessa Goldman Sachs, che ora prevede una media mensile di 50 tonnellate acquistate da parte degli istituti centrali nel corso del 2025.
Gli acquisti istituzionali non sono però l’unico motore. Nel corso del 2024, la domanda si è allargata anche agli investitori retail, con particolare fermento osservato nei paesi asiatici, dove il desiderio di protezione dall’inflazione e dalle oscillazioni valutarie ha spinto molte famiglie verso la diversificazione patrimoniale attraverso oro fisico e titoli correlati.
Un mercato sensibile agli scenari macroeconomici
Il futuro del prezzo dell’oro rimane comunque legato a doppio filo alle principali variabili macroeconomiche e finanziarie. Sebbene il consenso preveda una fascia compresa tra i 2.000 e i 3.000 dollari l’oncia per il 2025 (con una media di circa 2.500 dollari), le stime più aggressive non possono escludere improvvise accelerazioni. L’inflazione gioca un ruolo fondamentale: in presenza di un’inflazione stagnante o crescente, l’oro tende a rafforzarsi, mentre un crollo improvviso dell’inflazione sotto i livelli target delle banche centrali, come il 2%, accompagnato da una salita dei rendimenti obbligazionari al 6% e dell’apprezzamento del dollaro americano, potrebbe invertire la rotta e abbassare il prezzo fino a 2.700 dollari.
In altre parole, il metallo prezioso resta fortemente sensibile alle aspettative sui tassi di interesse, all’andamento delle valute globali (in particolare del dollaro) e ai rischi geopolitici. Se queste condizioni dovessero restare favorevoli, il metallo potrebbe continuare a stupire anche oltre le stime più ottimistiche.
Prospettive per il mercato italiano ed europeo
Il rafforzamento del prezzo dell’oro non riguarda solo il mercato globale, ma trova riscontro diretto anche nei listini europei e italiani. In Italia, il valore dell’oro ha mantenuto livelli prossimi ai 2.860-2.885 euro per oncia nell’estate 2025, confermando la capacità del metallo di agire da stabile riserva di valore in tempi di incertezza finanziaria e politica. L’oro, in questo scenario, diventa uno strumento strategico sia per le banche centrali, sia per i soggetti che intendono proteggere il proprio patrimonio contro l’erosione monetaria e le turbolenze dei mercati azionari.
Va anche ricordato che il prezzo dell’oro può essere soggetto a oscillazioni giornaliere di una certa rilevanza: il 1° agosto 2025, il fixing internazionale si è attestato a 3.362,51 dollari/oncia, in aumento del 2,25% rispetto al giorno precedente. Ciò conferma la grande volatilità che può caratterizzare il mercato, rendendo l’investimento in oro potenzialmente redditizio, ma non privo di rischi, specialmente nel breve termine.
Fattori di rischio e considerazioni sull’investimento
Pur in presenza di proiezioni molto favorevoli, non vanno trascurati i fattori che potrebbero frenare o invertire la tendenza rialzista. Una rapida accelerazione dei tassi di interesse nominali, un improvviso miglioramento della fiducia nei confronti delle principali divise fiat, oppure una stabilizzazione della situazione geopolitica mondiale, potrebbero raffreddare gli entusiasmi verso il metallo prezioso. Allo stesso modo, una variazione nelle politiche di accumulo delle riserve auree da parte delle grandi banche centrali, in particolare della People’s Bank of China o della Federal Reserve, si rifletterebbe immediatamente sulle quotazioni internazionali.
Per questo motivo, gli esperti suggeriscono di mantenere un approccio bilanciato e prudenziale, valutando con attenzione non solo le opportunità di guadagno nel lungo periodo, ma anche i rischi derivanti dalla volatilità e dalla possibilità di rapide inversioni di tendenza.
In sintesi, il mercato dell’oro si trova in una fase in cui i prezzi potrebbero davvero raggiungere soglie considerate in passato irraggiungibili. La presenza di fattori strutturali e ciclici a supporto di una quotazione storicamente elevata è difficile da ignorare, ma il contesto resta in evoluzione e richiede una costante attenzione alle dinamiche macroeconomiche internazionali, alle scelte delle banche centrali e ai movimenti della domanda globale.