A quale grado di umidità si forma la muffa? Ecco la risposta

La formazione della muffa negli ambienti domestici è strettamente collegata al livello di umidità relativa presente nell’aria o sulle superfici delle abitazioni. Le diverse tipologie di muffa mostrano preferenze specifiche per le condizioni di umidità, ma tutte traggono beneficio da situazioni in cui l’umidità supera una certa soglia. Una comprensione accurata dei livelli critici di umidità è fondamentale per prevenire la colonizzazione da parte di questi microrganismi e per mantenere un ambiente interno sano.

Le soglie critiche di umidità per la crescita della muffa

I microrganismi fungini responsabili della muffa necessitano di elevate quantità di acqua, che può essere presente sia come umidità nell’aria sia come acqua liquida sulle superfici. Secondo le ricerche più recenti, il rischio reale di formazione della muffa si materializza oltre il 55-60% di umidità relativa. Tuttavia, il valore esatto dipende dalla tipologia di muffa:

  • Muffe xerofile (colonizzatori primari): possono svilupparsi già con valori di umidità relativa attorno all’80%.
  • Colonizzatori secondari: si manifestano in un intervallo tra 80% e 90% di umidità relativa.
  • Muffe idrofile (colonizzatori terziari): necessitano di condizioni estreme, con umidità superiore al 90% o addirittura presenza di acqua liquida sulle superfici.

Le fonti concordano che, nella realtà delle abitazioni, la muffa inizia a comparire quando l’umidità relativa supera stabilmente il 60%, diventando un ambiente ideale per la proliferazione, soprattutto se abbinata alla presenza di pareti fredde o ponti termicimuffa.

L’umidità ideale per prevenire la crescita della muffa

Per contrastare la formazione della muffa, è consigliabile mantenere i livelli di umidità relativa tra il 40% e il 55%. Questo intervallo garantisce un ambiente salubre sia per le persone sia per la conservazione degli oggetti, scongiurando al contempo la possibilità che si creino condizioni favorevoli per i microrganismi fungini. Un’umidità inferiore al 30%, invece, può risultare eccessivamente secca e generare altri problemi di comfort e salute.

È importante sottolineare che l’umidità interna degli ambienti può variare durante la giornata, a seconda di molteplici fattori:

  • Attività quotidiane come cucinare o fare la doccia
  • Poor ventilazione e ricambio d’aria insufficiente
  • Presenza di arredi che ostacolano la diffusione del calore
  • Possibili infiltrazioni d’acqua o condensa su pareti fredde

Per contenere il rischio di muffa, risulta fondamentale non solo monitorare costantemente l’umidità, ma anche intervenire sulle cause strutturali come isolamento termico e ricambi d’aria periodici, ricorrendo se necessario a deumidificatori e ventilazione meccanica controllata.

Perché la muffa trova nell’umidità il suo alleato principale

La muffa è una manifestazione visibile dello sviluppo di colonie fungine che si nutrono di materiale organico morto o in decomposizione presente sui materiali da costruzione, su mobili o su tessuti. Il requisito essenziale per la loro proliferazione è proprio la presenza di acqua in forma gassosa o liquida. Senza sufficiente acqua, questi microrganismi non sono in grado di svilupparsi, né tantomeno di diffondere le loro spore nell’ambiente domesticomuffa.

L’effetto della temperatura e dei ponti termici

La diffusione della muffa non dipende solo dall’umidità ma anche dalla differenza di temperatura tra l’aria interna e le superfici murarie. Le zone più fredde, come gli angoli o le pareti perimetrali, tendono a essere più soggette a condensa, ovvero alla formazione di goccioline d’acqua sulle superfici. Questa condensa rappresenta una risorsa preziosa per le muffe, soprattutto nei punti dove il ricambio d’aria è scarso o dove si accumulano oggetti e arredi che ostacolano la circolazione dell’aria.

Inoltre, ambienti come bagni, cucine e scantinati sono maggiormente sensibili poiché la produzione di vapore acqueo è continua e spesso la ventilazione naturale è insufficiente.

Le strategie per ridurre l’umidità e contrastare la muffa

Mantenere l’umidità sotto controllo è il primo passo per evitare la proliferazione della muffa. Si consiglia di utilizzare un igrometro in ogni ambiente a rischio per avere una misura costante dell’umidità relativa.

  • Aerare quotidianamente gli ambienti, anche d’inverno, specialmente dopo attività che generano vapore.
  • Utilizzare deumidificatori nelle stanze più soggette ad accumulo di umidità, come bagni e cucine.
  • Evitare di posizionare mobili aderenti alle pareti, per consentire una corretta circolazione dell’aria e prevenire punti freddi e umidi.
  • Prevedere sistemi di ventilazione meccanica controllata (VMC) nelle abitazioni di nuova costruzione o riqualificate per assicurare il ricambio continuo dell’aria.
  • Controllare le infiltrazioni e gestire eventuali perdite d’acqua, squilibri nella coibentazione o la presenza di ponti termici.

Monitorando il tasso di umidità e attuando una corretta gestione degli spazi, è possibile non solo prevenire la comparsa della muffa, ma anche migliorare la qualità dell’aria interna e preservare l’integrità strutturale degli edifici.

In sintesi, la soglia oltre la quale la muffa trova le condizioni ideali per svilupparsi è il 60% di umidità relativa, ma già a partire dal 55% di umidità costante possono crearsi rischi per la formazione delle prime colonie. È dunque imperativo intervenire prima che questi valori vengano superati, adottando pratiche di prevenzione e un costante controllo ambientale.

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